20 secondi, forse troppi. La prima cosa che mi è venuta in mente sono stati i Bayblade, le fantastiche trottole da combattimento, che hanno generato le maggiori uscite dal mio portafoglio nutrito di paghette, seguite subito dalle carte da gioco dei Pokémon.

Sebbene ritenga che i Bayblade siano uno dei giochi più fighi della Terra (e sicuramente cederò tutte le mie trottole, che conservo gelosamente nella cassapanca dell'infanzia, solamente a mio figlio al momento opportuno), è anche vero che sono arrivati nella mia vita tardivamente, quando ormai ero troppo grande per abbandonarmi a quella magia che rapisce un bambino avvolgendo completamente lui e il gioco, trasformando questo connubio in qualcosa che una volta cresciuti può essere solamente ricordato con una gran nostalgia e invidia.
Oltre a questo, possiamo dire che a differenza del Game boy, che permetteva sia di giocare con gli altri (se si era tra i ricchissimi e fortunatissimi bambini possessori di un cavo di connessione), che da soli, i Bayblade danno il loro meglio solamente in compagnia.

Il Game Boy è stato il mio primo amico e primo videogioco; primo di una lunga serie che ha come culmine la trasformazione di quello che inizialmente è stato un gioco e poi una passione, in un lavoro.
Forse il primo passo verso il mondo nerd che ha caratterizzato la mia adolescenza e da cui faticosamente cerco di uscire, mantenendone però i segni incancellabili e meravigliosi ricordi.