Iconografia essenziale
by Powie
quasi 13 anni fa
Trova sul web un'immagine del gioco più importante della tua infanzia.
“arrampicarmi sugli alberi, sdraiarmi sui rami, parlargli.”
Sono tornata da te, Chiodino. Ho preso quella piccola via piena di macchine, salutato i murales fatti dai bambini dell'ultimo anno che ornano il cancello del parco, ed appena varcata la soglia ti ho visto, ed ho sorriso. Insieme ai tuoi due amici, sempre fermi al tuo fianco, a formare un trio sorprendente. Ti sono corsa in contro, ho poggiato la mia mano sulla tua corteccia ruvida e viva, poi ti ho abbracciato. Il ramo con il chiodo che ti ha dato il nome non c'è più, al suo posto è rimasto un buco cerchiato innumerevoli volte dai segni dell'età.
Quanti pomeriggi passati sdraiata su quel ramo, a guardare gli ultimi raggi di sole scappare dietro la scuola, come un ghepardo, mentre la mamma chiamava perchè era arrivata l'ora di tornare a casa.
Ti ho pensato tanto, ho scritto anche di te, ma era da molto che non venivo a trovarti.
Sono felice come se avessi ritrovato un vecchio amico lungo la strada, così per caso.
Seppur con una borsona pesante sulla spalla ed il computer in mano, ho poggiato il mio piede sinistro lì dove poggiavo la mia scarpetta qualche misura in meno fa, e facilmente ho ritrovato la comoda seduta, coi due rami che, obliqui, fungono perfettamente da schienale. Sembri fatto apposta per ospitarmi, Chiodino.
Così ora sono qui, a scriverti questa lettera sperando che in qualche modo la tua linfa senta tutto questo affetto, attraverso il calore della mia schiena. Mi piaccio, vista da fuori, coi miei ventun'anni ed il computer sulle gambe, ma incastrata tra le tue braccia, sorridente e divertita come una bambina, al sicuro.
Ogni tanto si sentono le urla di qualche maestra che, al primo piano, deve sgolarsi per tenere i bambini seduti.
I ricordi si mischiano nella tenerezza.
Il resto è silenzio, voci ovattate, un nome ripetuto più volte - Luigiii..Luigi! - , qualche macchina che passa, il treno che suona la campana e stride sui binari dietro la scuola. I signori seduti sulle quattro panchine poco distanti da noi stanno zitti, o forse parlano tra loro, ma coi toni sommessi del pomeriggio e nella calma propria degli anziani. Solo le dannate mosche mi disturbano, facendomi sobbalzare ad ogni zzz.. ma in fondo non hanno colpa, se la Natura ha deciso di donar loro una sola consonante come forma d'espressione.
Starei qui tutto il giorno, e forse dovrei prendere in considerazione l'idea di farlo davvero, o comunque di farlo più spesso. Potrei venire a trovarti, Chiodino, all' ora di pranzo, e mangiare un panino che si sbricioli su di te, o qualche frutto succoso, di cui ti donerei volentieri qualche goccia saporita; oppure ancora, immagino sarebbe bello stare qui seduta tra le tue braccia con un bel libro in mano, e ad alta voce narrarti qualche storia nuova, che tu con le tue foglie non abbia ancora captato.
Cosa ne dici, Chiodino, riallacciamo i rapporti? Facciamo una volta a settimana? Una volta al mese? Sappi comunque che sarai sempre nel mio cuore, come io saprò sempre che il tuo muschietto non punta al nord, come tutti i muschi di solito tendono a fare, ma puntano a me. Perchè, nella mia presunzione, sono convinta che anche tu mi voglia un po' di bene.
quasi 13 anni fa
Non dico commovente perché sono pur sempre un omaccione (...si, VabBè) ma mi è piaciuto davvero molto il tuo racconto :)
(voglia di scalare...)
quasi 13 anni fa
quasi 13 anni fa
quasi 13 anni fa
quasi 13 anni fa
quasi 13 anni fa
Voto votino!
quasi 13 anni fa
quasi 13 anni fa
peccato per la foto di copertina, non deve averla caricata, ma così non invoglia a vederla ed è un peccato ^-^