Il gruppo è un errore

by Edoardo Lomazzi

oltre 13 anni fa

Istruzioni:
Scrivi un breve racconto che contenga la frase "Errori nelle dinamiche della decisione di gruppo". Allega al tuo testo un’immagine significativa.

“malinconiapiramidetrekkingdanesifinestrinoborsettatedisperatibagdadrainman loop loop loop loop latte macchiato. fuori grigio.”

io alla fine l'altro giorno verso sera mi è scesa la malinconia e ho deciso di partire da roma.. ho visto che c'era un treno a mezzanotte e 45. allora alle 22 sono uscito di casa da ostia.. prendo il trenino. scendo a piramide. e la metro non c'è. fine corse. allora esco dalla metro, inizia a diluviare. io avevo uno zaino da trekking dietro, l'eastpack davanti, il computer da un lato e una borsona di ginnastica dall'altro lato. diluvia. e notte, ci sono solo due zoccole danesi che cercano di capirci qualcosa davanti ai cartelli degli orari. discutiamo sul da farsi, perché lì di bus notturni non ne passano, loro gridano, io gli dico che chiamo l'atac per gli orari, loro gridano, piove, io dico di aspettare che adesso rispondono. loro gridano e se ne vanno a piedi in una direzione a caso. l'operatrice è gentile, mi chiede dove sono, mi dice di girare l'angolo e fare venti metri. dopo venti metri l'autobus arriva! incredibile! salgo. parte. dopo l'incrocio corre veloce verso l'infinito.. mentre dal finestrino vedo le due danesi che vedono l'autobus e si guardano e si prendono a borsettate. io penso che gridassero, ma le vedevo così lontane ormai. penso che a volte possano esserci errori nelle dinamiche della decisione di gruppo. specialmente se sei una zoccola danese in zona eur. sono sul notturno. ma ci mette un'ora. e il treno è partito. decido di rimanere in stazione. ma all'una la stazione termini chiude e da tutti i buchi in quel diluvio che veniva giù iniziano a sbucare gli abitanti della strada. avvolti nei sacchi davanti alle porte principale, 10, 20, 40 disperati, chi si accalcava in un cartone, chi cercava sigarette, chi litigava, prevalentemente ubriachezza, molesta, malinconica, disperata, con tanti occhi profondi come un lago nero, poi con quella pioggia che cadeva brillavano come quelli dei bambini.
due indiani mi hanno accolto sotto un ombrellino. poi abbiamo preso un altro notturno perché la stazione riapriva alle 5 del mattino. dopo due ore di autobus come a bagdad in una notte nera luccicante, arrivo ad ostia. vado in un baretto. conosco il barbone del lido. si chiama enzo. era avvolto in una mantella come quella di rainman, usciva solo parte del viso con la barba bianca e grigia e qualcosa appiccicato sopra, qualcosa che assomigliava a dei biscotti con il latte. gli occhi giganteschi e verdegrigio, opachi come se avesse la cataratta. parla a macchinetta, ripete in loop tutto quello che gli viene in mente. ha un ritmo rapido e secco nonostante lo sbiascichio. quando parla balletta da un piede all'altro, seguendo il ticchettio di un orologio meccanico. mi dice che se avevo 50 euro di andarmene in albergo, se avevo venticinque in pensione, ma che era meglio se andavo alla caritas, solo se avevo un documento vero però. beviamo un latte macchiato.
decido che alle tre e mezza devo andare a dormire, vado a comprare un tortino alle more e arrivo sottocasa del ragazzo che mi ha ospitato. citofono.niente.citofono.niente.lo chiamo sul tel. niente. il tortino rimane con me. decido di tornare al baretto. enzo dorme già su di una panchina verde. non piove quasi più. decido di riprendere l'autobus e tornare in stazione. tra poco apre. mi sto pisciando.
arrivo in stazione. guardo il primo treno. firenze. parto. da firenze devo arrivare a firenze rifredi o qualcosa del genere. cambio treno. poi ricambio per prato. a prato faccio colazione e in quel baretto oblungo seduta ad un tavolino c'è una specie di biondona che sembra straniera che mi fissa, ha 45 anni, ed una scollatura verticale, come i completi tecno di kilie minogue. mi fissa. bevo il cappuccio. mi fissa. mi preoccupo. pensavo di avere che ne so, sangue da naso. invece no. era lei che era in fissa. suona il telefono. risponde urlando in un napoletano verace e volgare. me ne vado.
prendo l'intercity per milano centrale. in treno guardo il film dei ghostbusters (il primo), nel mio scompartimento tutti dormono. solo la ragazza mezza californiana accanto a me sogghigna quando vede slimerd, fuori dal finestrino è tutto grigio. da milano prendo per monza. arrivo a casa alle 17.00. fine del viaggio. mi chiama preoccupato mio padre. ha visto il tg e ieri a roma un romano ha steso una romena alla fermata della metro. gli dico che sono vivo. e vado a divorare il frigorifero.

7 Commenti

  • Sicc'è! [1495 commenti]
    circa 13 anni fa

    Mi è piaciuto moltissimo il tuo racconto, ...e l'ho trovato perfetto così com'è!
  • Charlie [6 commenti]
    oltre 13 anni fa

    Sisisi, bel racconto...ma la grammatica, la punteggiatura, le maiuscole??

    By a Grammar Nazi
  • Zero [930 commenti]
    oltre 13 anni fa

    Upload sta chiamando...
    http://criticalcity.org/missions/126

    (copia-incolla link e leggi i commenti a fondo pagina ; )
  • Cheope Research [12 commenti]
    oltre 13 anni fa

    Grazie Edoardo Lomazzi
    per la tua esecuzione,
    Cheope Research
  • Zaug [681 commenti]
    oltre 13 anni fa

    Edo, bellissimo! Leggendoti sembrava di essere lì con te!
  • Zero [930 commenti]
    oltre 13 anni fa

    wow! Che bel racconto. Mi ha tenuto gli occhi incollati allo schermo dall'inizio alla fine. Bravo!
  • Gabs [8 commenti]
    oltre 13 anni fa

    Hai molta malinconia nello scrivere.. ma la trasmetti davvero bene! Bravo! Molto comunicativo :)