E' la mia prima missione - WOW - e come sempre, temo di non riuscire a fare le cose come si deve. Ma curiosando in giro ho notato che non bisogna essere necessariamente fiscali quanto originali, quindi il pensiero di avere carta bianca mi conforta un po'.

Appena ho letto il nome, ho riso. Da brava classicista so bene che ''tyche'' (trascritto così è orribile, lo so) significa sorte, fortuna, e ho ghignato non poco quando ho letto le indicazioni.

Per poi cadere nel panico cinque minuti dopo.
Poichè i miei libri sono tutti schifosamente in ordine e al momento non ne ho sul comodino causa esami, stabilire quale fosse la preda più vicina si è rivelato davvero arduo.

Presa dalla disperazione, mi sono messa davanti al mio bel scaffale, ho chiuso gli occhi e ho teso le mani, scostando e tirando.

Qualche tonfo più tardi ho tirato fuori "La narrativa giapponese classica".
E' fondamentalmente un saggio sulla mia materia preferita, ma non avendolo ancora letto non mi aspettavo di trovare frasi che mi colpissero particolarmente.

Pagina 87.

Sei Shonagon, autrice che scriveva poesie, annotazioni, pensieri su carta che nascondeva nel suo cuscino. Sia chiaro, per le nobili giapponesi dell'epoca ''cuscino'' era una sorta di alto cassettino di legno, usato per mantenere più o meno decentemente l'acconciatura super fighissima, nel cui incavo raccoglievano ciò che scribacchiavano prima di andare a dormire.

La frase che ho scelto, infine, era nata dalla riflessione secondo cui sì, le sue note erano sicuramente cose che lei aveva deciso di scrivere esclusivamente per sé, quindi, mancando un potenziale lettore l'atto di scrivere veniva annullato.

Ma ciò non è, grazie al cielo.

Sarà che mi tocca da vicino, ma non ho potuto fare a meno di sentire questa frase come profondamente mia *_*