Un'altalena in un bosco: il gioco più importante della mia infanzia.
C'è stato un periodo ben preciso, nella mia vita da bambina, in cui il coraggio sicuramente mi aveva abbandonata.
Tutto era un potenziale pericolo, ogni cosa mi spaventava. Le ombre, i giochi di luce, erano chissà quali mostri pronti a fare del male a me e alla mia famiglia.
Così, un giorno, mio papà si armò di pazienza e mi caricò in spalle, portandomi nel boschetto poco lontano da casa mia.
Ecco, lì, ancora oggi, c'è quest'altalena che mi ha aiutata più di quanto io (e probabilmente anche mio padre) potessi immaginare.
E cosa ci sarà di così portentoso in quest'altalena, chiederete voi?
L'altalena è posizionata tra una piccola grotta e la parte della radura che lascia intravedere la strada "trafficata" e le case; mio padre mi ci faceva salire con la schiena rivolta verso la grotta, in modo da non farmi vedere cosa, o chi, potesse mai uscirne. Ma il volto era sempre rivolto verso il sole, verso la strada, le case, la gente.
La paura, le prime volte, mi faceva sempre stare con la testa rivolta alla grotta, in attesa che qualcuno saltasse fuori per ferirmi. Ma non è mai successo.
Quello che mio padre ha voluto insegnarmi, credo fosse proprio questo: imparare ad affrontare le proprie paure. Imparare a dare la schiena a ciò che ci spaventa, ma non nel senso di ignorarlo... Nel senso di lasciare che le cose brutte accadano. E di lasciare la presa che ci tiene ancorati alle nostre paure, che ci fanno credere che, anche le persone e la cose belle, siano pronte a farci del male se per un attimo buttiamo giù le nostre barriere.
Questo è stato il gioco più importante della mia infanzia, e ogni tanto, quando la paura delle altre persone torna a farsi sentire, io ci torno ancora.