Fuori orario

by Matt Rabarbaro

quasi 12 anni fa

Istruzioni:
Prendi un mezzo pubblico notturno, familiarizza con i passeggeri e scopri i segreti della notte.

“Non sono una persona cattiva, ma se lei muore io sono felice”

So che un'esecuzione di solo testo forse verrà ignorata dai più (o da tutti), ma la storia che ho ascoltato mi ha colpito. Si tratta di una storia come tante, una storia di abbandoni e di scelte importanti, una storia ordinaria, eppure, o forse proprio per questo, mi ha colpito.
Mi ha colpito la spontaneità disarmante dell'uomo che me l'ha raccontata, e mi ha fatto pensare che dopotutto la vita di un uomo può essere raccontata nel tempo di un breve viaggio in treno.
Non so se ho davvero svolto questa istruzione, non ho fatto nulla se non ascoltare le parole di qualcuno.
So solo che in treno un uomo mi ha raccontato la storia della sua vita. A quale scopo? Non lo so. Intanto io la racconto a voi.

Fuori è buio. La luce riflessa sui vetri non permette di vedere il paesaggio, ma anche potendolo vedere si riuscirebbe a distinguere ben poco al di là della pioggia.
Un tizio entra nel vagone e si siede di fronte a me. Alzo lo sguardo. E' un uomo sulla quarantina, ha la barba incolta, il viso segnato. Porta con sé solo uno zaino, una piccola sacca, e un fortissimo odore di fumo.
"Tanto scendo a Ravenna"
"Non c'è problema" gli dico.
Inizia a parlare con un filo di voce, una voce piena di rispetto, come si usa nei luoghi di culto. Mi dice che sta andando a Roma per lavoro, che è straniero, ma vive in Italia da molti anni. "Da dove vieni?". Viene dalla Romania.
Era stato sposato con una donna italiana, madre dei suoi due bambini, poi un giorno aveva deciso di lasciarla. Il fatto è che non riusciva più a sopportare sua suocera. Lei non faceva altro che lamentarsi di lui, diceva che sapeva solo riempirsi la pancia e fumare, e che non portava a casa neanche un soldo.
Beh, su quest'ultima cosa aveva ragione. Per un po' di tempo era stata sua moglie a provvedere alle spese dato che lui aveva perso il lavoro quando la ditta per la quale lavorava era fallita.
Finché un giorno ricevette una telefonata da alcuni amici che gli offrivano un lavoro a Roma. Non ci pensò due volte. Lasciò a sua moglie la casa e l'auto, e se ne andò. Disse che lui non avrebbe preteso niente da lei, perciò lei doveva fare lo stesso con lui.
Mi dice di non essere una persona cattiva, di non volere il male degli altri, ma il giorno in cui sua suocera morirà lui sarà felice... Comprerà dieci bottiglie di Lambrusco amabile, le bottiglie da un litro e mezzo, "quelle da un euro e ottantacinque", chiamerà tutti i suoi amici e annuncerà: "Finalmente è morta, beviamo!". Non andrà al suo funerale, non gliene frega niente del prete e di tutto il resto. Mentre lo dice ha un'espressione decisa, non sta scherzando, eppure è come dice lui, non è una persona cattiva, basta guardarlo negli occhi per capirlo.
Io non posso fare a meno di sorridere e di pensare che c'è un lato maledettamente comico nella sua vita sfortunata.
Poi mi parla delle sue origini. Senza nascondere una certa fierezza, dice che viene dalla Transilvania. Là possiede due ettari di terreno, dove sorge un piccolo bosco. Ha anche una vecchia casa ereditata da suo nonno, che l'aveva costruita con le sue stesse mani. "E cosa ne farai?". Per ora non lo sa, ma dice che non potrebbe venderla per niente al mondo, perché offenderebbe la memoria di suo nonno, che aveva speso una vita intera per costruire quella casa. Però una cosa la sa, non tornerà più in Romania.
E intanto torna a Roma, dove ha un lavoro, dopo aver rivisto i suoi due figli, che sono contenti di vederlo "anche se non compra loro nulla".
"Dove passerai la notte?". La passerà in stazione. "Meglio dormire fuori che dormire in casa con quella", dice riferendosi alla suocera.
Mi chiede approvazione, vuole sapere che ha fatto la scelta giusta, che chiunque al suo posto avrebbe fatto lo stesso. Io scherzo un po' e gli chiedo se mi inviterà a casa sua per brindare quando la suocera trapasserà. Lui si illumina, sorride e dice che, certo, mi inviterà. In quel momento, solo per un attimo, abbassa gli occhi che per tutto il tempo avevano guardato fissi i miei.
Quando il treno giunge a Ravenna ci stringiamo la mano. Mattia. Daniel.
Un attimo prima di scendere bussa sul vetro della porta che ci separa e mi saluta per l'ultima volta.
Mentre scrivo queste righe seduto alla mia scrivania penso che Daniel sta dormendo alla stazione di Ravenna, che sta cercando di riprendere in mano la sua vita, e penso a tutte le storie che aspettano ancora di essere raccontate su un treno.

P.S. ho sempre ammirato le persone che sanno raccontare davvero una storia, forse non sono tra queste, ma spero almeno di non aver annoiato nessuno. Ho riportato tutto così come mi è stato raccontato. Ora che la rileggo questa storia mi sembra più arida, eppure mentre Daniel parlava era come poter leggere dentro di lui tanto era trasparente nel raccontare di sé.
L'immagine di copertina è una foto della stazione di Ravenna che trovato in rete visto che quella sera non avevo nulla per fare foto.

12 Commenti

  • Wings [1151 commenti]
    quasi 12 anni fa

    leggo ora questo bellissimo racconto / resoconto... ci sono persone che ci possono lasciare interi mondi, a volte.
  • Suh(shi) [1661 commenti]
    quasi 12 anni fa

    è quello che mi piace dei treni, spesso dei notturni... sarà che di notte sembra tutto irreale ma capita spesso che le persone parlino di se come difficilmente si riesce a fare...
    e mi sono ritrovata a pensare alle origini della mia famiglia e del mio cognome,
    una storia vera :)
  • Sicc'è! [1495 commenti]
    quasi 12 anni fa

    ok, ok...sapevo facessi dei video fighissimi, ma sai anche raccontare una storia senza le immagini! <3
  • Pryntyl [2895 commenti]
    quasi 12 anni fa

    Per motivi di lavoro conosco molti rumeni, tra questi alcuni a cui affiderei tutti i miei averi con totale fiducia e altri a cui non presterei neanche 10 centesimi, alcuni (più che altro alcune) che sono venute in Italia per amore, altre per soldi, altre che in Italia non ci verrebbero mai perchè non si fidano degli italiani.
    Ognuno ha la sua storia, ma una storia con una suocera così determinante non l'avevo ancora sentita. Grazie di averla raccontata.
  • Matt Rabarbaro [100 commenti]
    quasi 12 anni fa

    Zannacroft, la promessa che ti ha fatto Diop è davvero bella...

    Crocchio sono d'accordo con te. Il rispetto e il senso del dovere che ho trovato negli stranieri che ho conosciuto, venuti in Italia per fare i lavori più umili, spesso sembrano davvero lontani da noi, quasi incomprensibili.

    (grazie per gli apprezzamenti!)
  • LaResdòra [1186 commenti]
    quasi 12 anni fa

    Io di solito quando sono in treno preferisco che nessuno mi rompa le palle, se qualcuno mi parla mi scoccio, sarà che il treno lo vedo come un tempo per me stessa. Bella la storia di Daniel, difficile per me pensare di poter raccontare la mia vita a uno sconosciuto, ma lui l'ha fatto.
  • Broccoli or Potatoes? [4738 commenti]
    quasi 12 anni fa

    Tante volte abbiamo delle cose da raccontare; altre, invece, abbimo bisogno di ascoltarne. Tu hai fatto bene entrambe le cose, complimenti!
    E' pieno di vite un treno, mi piacciono le storie che si ascoltano in giro, soprattutto quelle dei vagoni.. Si parla con sincerità, senza presentarsi, se non alla fine. Ciao
  • CROCCHIO [2585 commenti]
    quasi 12 anni fa

    mi trovo a corto di parole. viviamo succubi dello stereotipo in cui il nero/rumeno = male e il bianco/italiano = bene. io finora ho incontrato più rumeni/neri buoni che cattivi. gente che viene qui solo con l'idea di ricostruirsi una vita che nel suo paese gli è negata. gente disposta a fare i lavori più umili che noi non ci sogneremmo neanche di fare. gente che senza la quale, noi non andremmo avanti. a me più che odiarli mi viene voglia di ringraziarli, perchè senza di loro a volte penso che saremmo persi...
  • MrCæsar [623 commenti]
    quasi 12 anni fa

    Una storia semplice ma profonda e molto interessante, come questa esecuzione. Una lettura piacevole, raccontata bene.
    (Mi manca, il treno di notte. Tempo fa lo prendevo più spesso, però non ho mai avuto incontri così interessanti.)
  • ZannA [2458 commenti]
    quasi 12 anni fa

    bellissimo racconto, bellissima storia, anche se triste. amo quando la gente non ha paura di chiacchierare con uno sconosciuto, anche a me è capitato più di una volta di fare viaggi e chiacchiere, e le ho sempre reputate delle occasioni di crescita interiore....
    una volta ho incontrato Diop, un ragazzo del Senegal,innamorato della sua terra, a cui ho fatto un favore prima di salire sul treno.
    Diop mi ha letto negli occhi, mi ha guardata dentro e ha capito chi ero, in una sola oretta di treno. Mi ha lasciato il suo numero e mi ha detto: " se qualcuno ti farà male, non esitare a chiamarmi, io correrò..."
    io Diop non lo scorderò mai.
  • Ewah [1157 commenti]
    quasi 12 anni fa

    Mattia, sei bravo a raccontare. E sì, i treni sono posti che portano in giro storie, e, a volte, le fanno sbattere, hai fatto bene a raccoglierle, grazie.
  • SpastiCat [280 commenti]
    quasi 12 anni fa

    l'hai raccontata molto bene invece.... cazzo ho finito i voti :((