Viaggio al Termine della Notte
by Armand, Marguerite
circa 12 anni fa
Vivi l'esperienza di Viaggio al Termine della Notte e racconta la tua avventura.
“"Folle viaggio nella notte" (cit.)”
Milano, un parco come tanti, una notte teatro di un viaggio.
Corro. Corro davvero. Corro perché è l'unica cosa rimasta. Corro a perdifiato. Corro tra le luci dei lampioni, corro.
La paura. La paura ancestrale, quella che non avresti mai pensato di provare, quella che credevi perduta per sempre: serpeggia sotto la suola delle scarpe, nel sangue che batte nelle tempie, nel respiro trattenuto tra i denti.
Sono braccato. Siamo tutti braccati.
Lei?
Lei scompare e riappare tra il pallore di volti sconosciuti. Ad ogni respiro più denso, ad ogni urlo più alto un paio di occhi guizzano tra la folla.
La ritrova ogni volta. E lei ricambia lo sguardo, quasi con un lampo divertito negli occhi.
Ma è solo l'inizio.
Solo l’inizio.
Una discesa, un cavalcavia, il cervello impazzito che si chiede se avrai scelto la strada giusta.
È normale che sia tutto così calmo?
Una mano lo sfiora.
Lei.
Le afferra la mano, d’istinto. Rallentano, hanno gran parte del gruppo alle spalle. Non è essere primi che conta. Non ora. I primi rischiano. I primi sono la carne da macello.
Una dopo l’altra si dipanano davanti a loro vie deserte, fabbriche addormentate e la presenza soffocante di quella penombra incalzante.
Ogni ombra sembra celare la fine dei giochi, in ogni anfratto un riflesso vermiglio.
Ad ogni grido lontano risponde un sobbalzo. Le mani si stringono, finché il respiro non si calma di nuovo.
Poi da capo.
Finalmente, il ponte sopra la ferrovia. Le scale a chiocciola sembrano urlare alla trappola.
E ancora una volta tutto fila liscio.
Troppo.
Altre vie deserte, passanti che ti scrutano tra lo spaventato e il curioso, case anonime.
Il grande gruppo si disfa, loro restano assieme.
Lei corre avanti, tesa scruta la via nella quale stanno per immettersi, alla fine sorride: sempre un via libera.
Ogni volta il cuore gli rallenta in fondo al petto.
Di nuovo un cavalcavia. Sono circondati da una ventina di persone, ora.
Dio, odio le scale.
A metà del ponte qualcosa lo fa girare.
Neri, incappucciati, silenziosi.
Si muovono.
Verso di loro.
-CHASER!-
E’ stato lui ad urlare. La gente attorno risponde al grido cominciando a correre furiosamente. Le mani si lasciano come ad un segnale convenuto.
Si corre sempre da soli.
I due saltano un muretto in cemento, urtando qualcuno più lento di loro.
Loro e non me, loro e non me!
Le orecchie sorde ad ogni rumore, il mondo sembra palpitare al ritmo del proprio cuore impazzito. Conta solo scappare ora, correre come non hanno mai corso prima. I piedi volano sull’asfalto, poi sul selciato e finalmente sull’erba.
Il parco. Siamo salvi.
Nessuno si guarda indietro, si pensa solo ad allontanarsi il più possibile da quel maledetto ponte; non si è mai abbastanza al sicuro stanotte.
Al primo checkpoint c’è una piccola folla. Il timbro sul passaporto è una maschera rossa.
Poi si riparte.
Sono veloci, il tempo per raggiungere il prossimo checkpoint sembra persino troppo. Non rallentano. Lentamente acquistano sicurezza, una nuova pericolosa sicurezza.
Gli isolati si spezzano, le vie rese intricate da file e file di macchine. La visibilità ridotta fa sempre pensare al peggio, ma si procede spediti.
Gente che corre. Merda.
–Colore? –
La domanda sorge spontanea, il cuore accelera rendendosi conto di quanto sia pericoloso porla.
Ancora una volta sono fortunati: amici.
Si alza il braccio cinto dalla fascia blu, sentendo i battiti diminuire. Si passa oltre.
Dopo un’infinità di vie tutte uguali arrivano al viale della fiera. Finalmente.
Devono allontanarsi dalle vie più strette, affrettano il passo: su quel viale sono troppo esposti.
Si muovono circospetti, rallentano, pronti a una lunga fuga.
Alla fine della curva il checkpoint. Una risata sorge spontanea, liberatoria.
Mentre il timbro di un gallo nero cala sui passaporti, con la coda dell’occhio percepiscono sfilare i primi runner caduti, i nuovi chaser. Troppi.
Devono ripartire. Subito.
Un gruppo di rossi li osserva da vicino, cani randagi al di là del vetro della macelleria. I due camminano, lentamente, tesi. La zona sicura sta per finire.
All'incrocio è stabilito il confine, nastri rossi a volontà.
Perché non ci inseguono ancora?
Poi lo scatto
- Arriva! ARRIVA! -
Il suo primo vero inseguimento, la sua prima vera fuga, la sua prima vera vittoria. E’ più veloce di loro, molto più veloce, sparisce in una via laterale, ce l’ha fatta!
Ma…
Dov'è? Lei dov'è? Perché non arriva?
La fuga non esiste già più, torna indietro senza nemmeno pensarci.
E lei arriva, senza fiato, sorride.
Non questa volta.
Possono continuare.
La fuga li ha spinti ad una lunga deviazione, stanno perdendo il vantaggio guadagnato, accelerano. Il terzo obiettivo non è lontano, decidono per uno sprint finale. Pessima idea, ma lo sapranno solo dopo.
Il terzo check point gli regala un nuovo timbro rosso.
La strada verso il quarto check diventa sempre più pericolosa, persino fermarsi a riempire una bottiglia d'acqua sembra un azzardo: troppi volti sospetti per le strade.
Facce preoccupate si voltano al loro passaggio, affrettano il passo e stringono più forte le borse. Si godono questo involontario incutere timore.
La strada sembra non finire mai, poi, finalmente, corso Sempione. La speranza è quella di confondersi tra le persone che affollano la strada di fronte ai locali. Illusi.
In un battito di ciglia i chaser sono su di loro.
È la fuga più disperata. Nel correre urtano persone, tagliano le aiuole sotto lo sguardo stupito dei passanti.
Lui continua a girarsi per cercarla, non la perde nemmeno per un istante.
Poi il tram. La speranza, non importa la direzione, lo prendono con la certezza di essere al sicuro.
Altri chaser. Sul tram.
Finché restano a bordo sono al sicuro, ma per quanto? E non possono permettersi di deviare troppo dalla direzione del nuovo check point.
Il piano è semplice, il più vecchio del mondo. Un paio di frasi rassegnate lusingano l’orgoglio dei cacciatori.
-Eravamo quasi al quarto check point! Che peccato! Beh, non importa. Scenderemo tra due fermate. Tra due, sì. Tra due fermate. Non la prossima. Quell’altra ancora.-
Il tram rallenta.
I chaser sogghignano tra di loro.
Le porte si socchiudono.
-GIU’!-
Il tram è ancora in movimento quando balzano giù, senza lasciare il tempo agli inseguitori di rendersene conto. Corrono come impazziti, facendo lo slalom tra i passanti.
Al di là della strada, la salvezza. La safe zone.
Si gettano in mezzo alla via, con gli occhi fissi alla meta…
Sono su di lei.
In due, sbucati da chissà dove, il nastro rosso stretto al braccio, le tagliano la strada e la afferrano.
Prima che possa rendersene conto uno dei due chaser la stringe.
I loro occhi si incontrano, vuoti di qualsiasi emozione.
Infine, lentamente, i pensieri ricominciano a ronzare.
Non la lascerà.
Muove un passo verso di lei.
- Scappa! Vai via! Vai!-
Mentre lei ancora urla, scuote la testa sorridendo.
Non la lascerà.
Senza preavviso il chaser le strappa la fascia blu dal braccio, con uno strattone. Li fissa entrambi di nuovo, quindi gli volta le spalle e si dilegua in mezzo al traffico.
I due si fissano senza parlare, quindi si guardano attorno.
Sono entrambi sullo stesso marciapiede.
- Siamo…siamo nella safe zone...-
- Non…non poteva! Sono salva!- esclama lei. Una montante euforia le riempie di nuovo il petto.
Lui la fissa sorridendo, quindi l’abbraccia.
Sono ancora assieme.
Si prendono la mano e proseguono verso il quarto check point.
Mentre osservano il drago nero timbrato sul passaporto, si avvicinano al limitare della safe zone.
Hanno scoperto di avere più tempo per raggiungere i prossimi check point e hanno rimediato una nuova fascia blu dopo aver spiegato la situazione ad una addetta (*sì quelle con le tette grosse*).
Sono stanchi, ovunque volgano lo sguardo vedono runners fuggire. Correre non è più un opzione praticabile. Cercano di restare anonimi.
E’ una tecnica che sembra funzionare, ma quando un chaser sbuca di fronte a loro sanno di essere troppo visibili. Improvvisamente lei lo tira a sé. Lui non capisce subito, cioè, insomma, il bacio non è niente male, ma non sembra proprio il momento più adatto. Poi il cacciatore li supera senza degnarli di uno sguardo. Geniale.
L’inganno dà i suoi frutti, gli incontri successivi filano lisci.
Poi un bacio troppo frettoloso li tradisce.
- Presi -
Vengono catturati con un sorriso sornione, non sono nemmeno davvero dispiaciuti, in fondo si sono difesi piuttosto bene.
La strada verso il settimo check ha in serbo due scalpi, non torneranno a casa a mani vuote...
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Un folle viaggio ha regalato per una notte alla città una maschera nuova e noi siamo stati onorati di poter indossare la nostra.
47 Voti
62 Punti
(15 + 47 + 0)
Location
Milano Villapizzone, 20156 Milano, Italia
lat 45.5019063912553 long 9.15108938333128
circa 12 anni fa
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Sono orgogliosa di essere vostra amica anche se vi odio un po' visto che non sono riuscita a venire :D