''La solitudine aumenta se sul tavolo illuminato dalla lampada si apre la solitudine della pagina bianca. La pagina bianca! Questo grande deserto da attraversare, mai attraversato.Questa pagina bianca che resta bianca ad ogni veglia non è forse il grande segno di una solitudine che si ripete senza fine? E quanta solitudine si accanisce contro il solitario se è quella del lavoratore che non solo vuole istruirsi, non solo vuole pensare, ma che vuole scrivere. Allora la pagina bianca è un nulla, un nulla doloroso, il nulla della scrittura.''
BACHELARD

La pagina bianca e la pagina piena, il deserto e la giungla che vivono il limitare del loro tangersi. L'una da riempire con la figlia dell'entusiasmo che cerca di dirsi grande creazione, con canti allucinati e fughe ad asciugare lungo il sabba evocato dalla lingua di un demonio, con volti di donne che nascondono i misteri della rigenerazione, del tempo e della memoria, con gli uomini vestiti del cerimoniale della paura; l'altra da sfrondare col machete della propria immaginazione, con la violenza dei propri pensieri a riempire i vuoti del testo, a sgusciare nei varchi e sentieri lasciati da bestie che ci hanno preceduto e che tingono la via dell'odore dell'inquietudine. Tutto questo sulla mia scrivania, tutto questo e la sua distruzione quando si apre uno spiraglio di luce dalla porta che dà sulle scale e indica l'ordine che chiama e ci ammalia come il pifferaio che tenta ad uscire e provare il frastuono, assaggiare la luce e toccare la logica che tocca il nostro mondo con la scienza. E fu così che l'ordine dietro la porta divenne l'ordine inverso.