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Due signori che passavano di sotto sulla piazza si fermarono a guardare la grande casa, poi ripresero il cammino finché incontrarono un agente e lo ricondussero indietro. L'agente sonò più volte il campanello ma nessuno rispose. La casa era tutta al buio, tranne un lume a una finestra dell'ultimo piano. Dopo un poco si allontanò, fermandosi in un portico vicino a sorvegliare la casa.
"Di chi è questa casa?" chiese il più anziano dei due signori.
"Del signor Dorian Gray" rispose la guardia.
Si guardarono l'un l'altro con un sorrisetto e si allontanarono.
Uno dei due era lo zio di Sir Henry Ashton.
Dentro, nel quartiere della servitù, i domestici mezzo vestiti si parlavano l'un l'altro bisbigliando; la vecchia signora Leaf piangeva e si toccava le mani; Francis era pallido come un morto.
Dopo un quarto d'ora circa, prese con se il cocchiere e uno dei lacché e salì sulle scale. Bussarono, ma nessuno rispondeva; gridarono, ma tutto taceva. Finalmente, dopo un vano tentativo di forzare la porta, salirono sul tetto e si calarono sul balcone. Le finestre cedettero con facilità; i serrami erano vecchi.
Entrando trovarono un ragazzo giovane, bellissimo, con un sorriso stampato sul volto.
Era Dorian Gray, che nell'attimo prima di tirare il fendente che l'avrebbe liberato dalla maledizione del ritratto, ripensò all'effimera gioia che tanto potere gli aveva donato, decidendo di fermarsi e continuare a vivere nel peccato che lo aveva circondato per tanti anni...

(Ammetto che è scadente, ma non ho mai accettato la morte di Dorian.)