Lela ha delle mani che han visto tante cose.

Da quando eran piccine piccine hanno imparato a stupirsi e meravigliarsi di tutto ciò le circondasse.
Le mani forti del papà che sanno aprire i barattoli-anche quelli più duri!-
le mani delicate della mamma che sanno sciogliere i nodi più stretti,
le mani rugose del nonno che hanno tanto, tantissimo da raccontare
e le mani del fratello, non tanto più grandi, non tanto più forti, ma non male neanche quelle.
Piacciono tanto le piccole cose.
Piacciono i nasi umidi dei gattini, la terra nelle unghie, il solletico delle ciglia, i gomiti ruvidi, i mignolini dei piedi e gli unicorni, soprattutto quelli rosa.
Piace pensare che i dolcetti rendono le persone più dolci e che nell'indice risieda un grande potere: quando preme il grilletto della macchina fotografica tutti sorridono. Chissà perché, però è bello.

Crescendo poi, le mani di Lela hanno imparato che oltre a toccare possono fare piccole grandi cose: possono sfiorare, carezzare, incontrare, esplorare, stringere e amare.
E' così che conosce LUI. Un tipo un po' losco, alto, un cipiglio malinconico negli occhi -un po' come quello nei propri- e delle mani grandi, ma anche delicate.
Erano le mani perfette, si vedeva, quelle mani erano proprio pronte ad amare.
E poi aveva una barba ruvida e lunga come quella dei veri uomini! Insomma, non poteva andar male!

Invece un poco male andò, allora le mani che ormai non ricordavano più quanto piccole eran prima dovettero imparare a combattere.
Non fu facile, neanche indolore, ma ne valse la pena perché LUI ora è ancora qui, a stringerle.

Così, dopo tutto, ora sanno che i barattoli -anche quelli più duri- possono essere aperti,
i nodi son stretti, ma possono anche essere sciolti
e di storie da raccontarne iniziano ad averne anche loro.

P.S Mio papà dice "algebrico" perché insegna matematica e fisica. E no, i suoi capelli non sono davvero una girella, però i muscoli son quelli........loggiuro.