Istruzioni:
Scrivi per dieci minuti tutto ciò che ti viene in mente.

Era sera, una di quelle sere di maggio, dove il vento soffia lieve e bacia le fronde ombrose degli alberi. Come suo solito Carl uscì di casa alle nove, passoò a salutare il nonno, a cui non restava molto da vivere, e si mise a correre. Corse, corse, corse, finchè non fu stanco, sfinito, sfiancato. Si ritrovò in un bosco a parlare con gli alberi e con gli uccellini, pensando di essere tanto fortunato da poter vivere, da poter respirare l'aria a fondo e da poter correre senza preoccupazioni, senza pensare a niente.
La sveglia suonò era mattino, il sogno era finito, era tempo di andare al lavoro a faticare. La finestra si era aperta di notte, perciò in casa si gelava. Carl indossò un paio di jeans consunti, diede una sguardo al tg delle 6.30 e, addentanti una fetta biscottata, sgusciò silenziosamente fuori da quel minuscolo buco che chiamavano casa. Era ancora presto ed essendo dicembre la notte era ancora dominante. Un passo fuori casa, la porta sbatte è e fu allora che Carl si sentì vivo, fianco se solo per un istante, giacchè venne aggredito alle spalle da un malfattore; tutto perché indossava l'orologio, poter vedere il tempo che scorre era un lusso che ben pochi si potevano concedere lavorando in fabbrica. Carl aveva ereditato il suo piccolo swatch dal nonno e non se ne era mai separato fino ad allora...