"Sen Monorom? Is it Sen Monorom?" indicando ferocemente un agglomerato di capanne qualche collina più in là?
La nostra guida fa un cenno di assenso.
"Quanto ci vuole per arrivare?" La guida ci guarda senza capire. Gli indico l'orologio, capisce e fa tre giri completi di lancetta...3 ore???? Ci vogliono 3 ore per tornare??? Ma sono già le 14! E' dalle 9 che stiamo camminando senza sosta in mezzo alla giungla, su e giù per colline, riaprendo sentieri con il machete, guadando fiumi, risalendo fiumi, impantanandoci in fiumi, staccandoci malefiche sanguisughe da qualsiasi parte del corpo!
Ed eccomi lì, insieme a Gnappetta e a C, sul cucuzzolo di una collina cambogiana, insultando in italiano la nostra guida che l'unica cosa che sa dire in inglese è: "Do you speak Khmer?".
Fra un insulto e l'altro, quando di peggio pare che non possa succedere, ecco che scoppia il monsone. Fulmini e saette a pochi metri da noi. Acqua torrenziale a bagnarci più di quanto erano riusciti a fare i fiumi fino a quel momento.
Allora, basta con gli insulti, non c'è tempo da perdere, dobbiamo ributtarci nella giungla e cercare di ritornare al nostro albergo.
In pochi minuti le sottospecie di sentieri si trasformano in fiumi di fango, ma non importa, abbassa la testa e cammina veloce. Non fermarti, non pensare al fatto che non hai un minimo di fiato dopo due settimane di antibiotici. Un passo davanti all'altro, non guardarti intorno. Vai veloce.
E poi, d'improvviso, una capanna, poi un'altra ed un'altra ancora! Siamo salve! La guida si era spiegata male, ci voleva solo un'ora!

Tutto è bene quel che finisce bene, ma la prossima volta che vogliamo fare una gita nella giungla e gli organizzatori insistono perchè la facciamo a dorso di elefante, non ostiniamoci a volerla fare a piedi...smettiamola con questi errori nelle dinamiche delle decisioni di gruppo!