21 Luglio 2013
09:23

urca, il tempo passa e non ho ancora scritto niente, dieci minuti sembrano pochi ma son lunghi da riempire, procediamo. 21 Luglio, ehi, tra poco più che una settima sarò al mare, 10-11 ore di treno, l'orripilante caffè del carrellino mini-bar, la noia del treno, il fascino dell'Italia attraversata per l'ennesima volta. E il mare, per metà del viaggio sta lì, ti osserva e si lascia guardare, ti vien voglia è vero di gettarti dal treno in corsa per fare un tuffo ma non si può il treno corre e tu devi startene seduta. La settimana enigmistica, un libro, la radio, un po' di musica. Mia sorella comincerà ad avere fame, ad essere stanca, no lei non va mai in bagno in treno (come fa??), e si lamenterà, però questo vuol dire che siamo quasi arrivate!

Beh sì in effetti è molto meglio pensare a quando si è arrivati. Il mare, il sole, il nonno, l'acqua che non è potabile e va presa alle fontanelle come in Africa, le fogne che non ci sono, la malinconia di una terra arsa dal sole e dagli accendini di sciure impazzite che sperano di fare pulizia bruciando i campi.

Che poi è vero: quando arrivi non vedi l'ora di andartene, ti senti perso perché è tutto troppo diverso da casa, però quando si avvicina il momento di tornare non vorresti farlo, vorresti lasciar perdere tutto e rinchiuderti in una casetta qui in questo paesaggio da confino, e allora piangi, è inevitabile.

Torniamo alla civiltà, dai Rita, sei a Treviglio, non pensarci, anche quest'anno passerà e come al solito farai commenti acidi sugli usi del posto, criticherai il mantenimento della cosa pubblica e penserai davvero di essere in Africa, ma poi non sfuggirai, dovrai piangere.

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