Tutto scorre
by LaResdòra
circa 12 anni fa
Siediti nei pressi di una strada frequentata, resta lì finché non succede qualcosa di straordinario.
“Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”
Disclaimer: lo so, ho scritto tanto. Ma non l'ho mai fatto e questa volta era necessario.
Vi capirò se ignorerete questa missione :)
______________________________________________________________________
Festival della Filosofia 2012, tema: Le cose.
Come ogni anno lavoro al festival, ad un banco di libri in Piazza Garibaldi a Sassuolo.
25 ore ad osservare tutto quello che succede dall'altra parte.
Mi sono chiesta cosa volesse dire "straordinario" e, come sempre, il dizionario etimologico mi può aiutare:
Straordinàrio= EXTRA, fuori e ORDINEM, ordine.
Ok, fuori dall'ordine.
Nel senso comune, credo ci si riferisca a qualcosa che non si vede tutti i giorni.
Secondo la mia interpretazione, sono quelle cose che non riusciamo a vedere, forse perché troppo di fretta, ma che se percepite, lasciano un segno.
Non so se le cose che sto per raccontarvi siano straordinarie, ma per me lo sono state.
CAPITOLO 1 - L'OSSIGENO
C'è un sacco di casino in centro a Sassuolo, gente venuta da tutta Italia per ascoltare nomi illustri che espongono le loro teorie, in un'ora e mezza densa e filosofica. I "filosofi" li riconosci, hanno vestiti strani, molto spesso con fantasie particolari, sembrano un po' degli indie. Oppure hanno i baffi e fumano la pipa. Stereotipi.
Tutti che si aggirano e corrono, libri in mano, tutto è un po' rosso come la locandina del festival, del resto siamo in emilia, se non siamo rossi qui..
L'aria che si respira è di cultura. Se sei qui sei colto, se riesci a tollerare un'ora e mezza di conferenza lo sarai ancora di più.
Poi c'è lui. Lo vedo dal tendone di Piazzale Avanzini, sono li sotto dietro al mio tavolo, sta parlando Pippo Ciorra, un architetto che ha curato la costruzione del MAXXI di Roma.
Lui è fuori dal tendone, procede piano, cauto, instabile ma sicuro. E' vestito di grigio, monocromo, dai capelli alle scarpe. Faccia curiosa ma sveglia. Si guarda intorno per capire cosa sta succedendo, passa da li tutte le mattine ma quel casino non lo aveva mai visto o almeno, non se lo ricorda. Lo chiamerò Pino. Pino avrà 80 anni e sta camminando, da solo. Qui nessuno è solo, tutti parlano e si scambiano pareri sul mondo. Si, anche io sono sola in realtà. Ma lui forse è più solo di me. Porta a tracolla una specie di valigia. Una valigia, grigia come il suo vestito. Dalla valigia partono dei tubicini che arrivano fin dentro al suo naso. Ossigeno.
Pino gira per il festival della filosofia attaccato alla sua macchina per l'ossigeno e sembra che niente e nessuno possa fermarlo. Una devozione alla causa davvero eccezionale.
CAPITOLO 2 - IL RESTO
Sono in piazza Garibaldi, dietro al banco. C'è un casino di gente perché sta parlando Galimberti. La piazza è strapiena, la gente non ci sta tutta e quindi anche i portici sono stipati di persone. Un po' cerco di ascoltare, un po' mi guardo intorno cercando visi particolari o vestiti stravaganti. Il banco dei libri è allestito davanti a dei negozi: uno di vestiti costosi, una gioielleria, un tabacchino. L'atmosfera generale è strana: alcune persone sono immobili ad ascoltare, altre invece sono di fretta e scocciate per l'ammasso di gente che gli impedisce di camminare. Poi c'è lui. Lo chiamerò Antonio. Antonio avrà 40 anni, c'è caldo e lui è in canottiera, pantaloni sportivi neri. E' un po' stropicciato. E così lui si avvicina alla macchinetta delle sigarette e, con tutta la lentezza che lo contraddistingue, si china e infila le mani dentro al buco dove cadono i pacchetti. Rovista per bene e ci infila quasi anche la testa. Poi, piano, si alza e schiaccia il bottone del resto, due o tre volte, per essere sicuro. Torna a piegarsi e controlla di nuovo che non sia caduto qualcosa. Non trova niente. Si alza e, come se non ci fosse nessuno intorno, torna a camminare in cerca di qualche altro piccolo tesoro.
CAPITOLO 3 - SIMBOLI
Mi sto annoiando parecchio, sono le 17 di Sabato e sono qui da stamattina. Sto facendo il solco a forza di camminare avanti e indietro. Questo lavoro è logorante, e quindi devo trovare qualche metodo per attivare la mente. E allora mi metto a fantasticare sulle persona, cosa fanno, da dove vengono, attaccandomi a piccoli particolari che noto nel loro aspetto. Invento storie bellissime. Poi li vorrei fermare per chiedere conferma perchè, giuro, sembrano perfette. Poi passa lui. Lo chiamerò Pietro. Pietro avrà 30 anni ed è insieme a un suo amico. Si fermano a comprare le sigarette al distributore. Pietro è vestito di nero e ha i capelli rasati. Il suo amico è in jeans e maglietta, un tipo un po' fighetto. Chiacchierano. L'amico ride, Pietro no. Cerco qualcosa su cui costruire la mia storia. Poi lo vedo. Quel giorno, come ora a ripensarci, mi arriva il cuore in gola e resto paralizzata, non riesco a staccare gli occhi da quel simbolo. Pietro cammina tranquillo per strada con una svastica grossa come una mano tatuata sul collo. La storia non mi viene, lo giuro. Ma il vomito si.
CAPITOLO 4 - PARIS HILTON
Che osservo la gente già va l'ho detto. Quello che non vi ho detto è che ho la fissa delle scarpe. E allora sto con la testa bassa e guardo le scarpe che passano, poi cerco di indovinare chi potrebbe indossarle, alzo lo sguardo e vedo se ci ho beccato. Di solito sono brava. Ci sono delle tipologie di scarpe inconfondibili: quando vedi delle Prada o delle Bikkemberg allora sai che è un ragazzo sui 35 vestito casual e con la faccia da figlio di papà. Quando vedi le scarpe da ginnastica tipo le Nike allora è uno un po' sfigato (con quelle scarpe ci si va a correre santo cielo!); quando vedi le ciabatte è un fricchettone. Se ha le Birkenstock potrebbe essere l'uomo della mia vita. Per le donne invece è diverso. In questo caso vedo un paio di sandali, tacco 12, aperti, scamosciati e fluo. Pantaloni stretti alla caviglia. "Una donna sui 40, tenuta bene" mi dico. Alzo lo sguardo e la vedo. La chiamerò Patrizia. Avrà 50 anni, pantaloni a sigaretta, capelli biondi tinti, borsa firmata, trucco pesante. Patrizia indossa una maglietta bianca e aderente con stampata la faccia di Paris Hilton. Non è magra, la sua pancia deforma il viso e Paris sembra un mostro con un solo occhio e la bocca storta. Fa quasi paura. Patrizia si muove pesante, su tacchi che non sa indossare e si porta dietro una sciattezza non indifferente. Guarda i libri con aria curiosa, forse nella sua vita di lustrini ha bisogno di un po' di cultura. Poi me ne porge uno "Come essere felici" di Raffaele Morelli. Mi sorride con un ghigno. Prenderei quel libro e gli darei fuoco, lo scaglierei con tutta la mia rabbia lontano da me. Invece sorrido e dico: "Sono 12 euro". Lei mi guarda e fa: "Non mi fa neanche un po' di sconto?".
EPILOGO
C'è un libro in mezzo a tutti gli altri, un libro che all'improvviso vedo, come se urlasse per farsi trovare. E' bianco, nero e rosso. In copertina ci sono sagome che camminano in fila, ognuna con la mano appoggiata sulla spalla di quello davanti. E' un libro che parla di gente cieca. Ed è un libro che parla un po' di tutti noi. Perché secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono (Cecità, Saramago).
90 Voti
110 Punti
(20 + 90 + 0)
Location
SASSUOLO piazza garibaldi 10
lat 44.5411955 long 10.7828828
quasi 12 anni fa
quasi 12 anni fa
circa 12 anni fa
Io l' ho letto e riletto più volte ed ho un nuovo titolo di un libro che ancora mi manca da cercare.
Grazie Resdòra :)
circa 12 anni fa
Il tuo di racconto invece non è così. E' bello schietto e mi è piaciuta tantissimo la tua interpretazione di questa missione. :)
Brava patata!
circa 12 anni fa
circa 12 anni fa
circa 12 anni fa
circa 12 anni fa
^_^ sono emozionata
circa 12 anni fa
Rumore attorno non si sente, giochiamo a immaginar la gente,
corriamo a fare gli incubi indiscreti, curiosi d' ozi e di segreti,
di quei pensieri quotidiani che a notte il sonno fa lontani
o che nel sogno sopra a un viso diventan urlo od un sorriso,
il paradiso, inferno, mani, l' odio e amore.
Avessi sette vite a mano in ogni casa entrerei piano
e mi farei fratello o amante, marito, figlio, re o brigante
o mendicante o giocatore, poeta, fabbro, Papa, agricoltore."
(Black out - F.Guccini)
:)
circa 12 anni fa
circa 12 anni fa
Alla fine, le tue descrizioni fanno da contraltare alla citazione iniziale: si riesce a vedere quello di cui parli senza vederlo. Almeno, per me ha funzionato.
Molto, molto brava!
circa 12 anni fa
circa 12 anni fa
circa 12 anni fa
(l'aneddoto delle scarpe mi ha ricordato questo http://www.youtube.com/watch?v=Ah_7wXqjq6w ;) )
continua a guardare. per favore.
circa 12 anni fa
...e ho sempre adorato osservarmi in giro per "raccogliere" le piccole storie che ci sono attorno a me
circa 12 anni fa
Poi, a volte, mi rendo conto che non noto dettagli di persone che ho sotto gli occhi tutti i giorni... è una forma di cecità selettiva, deve essere per quello che quel libro mi ha messo addosso un'angoscia pazzesca.
circa 12 anni fa
Stamattina, senza sapere di questa missione, facevo colazione e pensavo a Cecità, alla trama del libro che è così ricco! Poi pensavo alle missioni di CriticalCity che ti chiedono di non parlare, al fatto che il mondo è uno solo, ma se fossimo tutti diversi sarebbe diverso, quindi forse il mondo non è uno solo.
Però vabbè non centra, voglio dire che bisognerebbe raccontare tutte le storie del mondo, perchè tutti abbiamo un mondo, e il mondo è formato dalle nostre storie.
Quando uno si siede e guarda i mondi degli altri e li racconta fa proprio del bene.
circa 12 anni fa
circa 12 anni fa
circa 12 anni fa
E cecità è bellissimo, la citazione ci sta a manetta!