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Niente, mi alzo dal letto e apro la finestra. Cioè non è che proprio la apra da far passare tanta aria, eh, perché d'estate metto sempre la zanzariera che lascia entrare solo metà della luce che entra d'inverno, perché c'è la tapparella marrone tirata giù fino a metà finestra, appunto. Allora guardo attraverso la rete, una piccola prigione, e vedo l'altro palazzo del mio condominio, quattordici finestre con le tapparelle marroni come la mia, alternativamente tirate su o giù o lasciate a metà. Il tetto del palazzo poi è pure storto, perché da un lato ci sono delle sottospecie di terrazzi e perciò il tetto è più lungo da un lato, poi va fino alla punta, e poi scende brevemente fino ad arrivare alla grondaia. Ora, immaginando di spostare questo palazzo, vedrei un prato verde e giallo e incolto, una strada senza marciapiede che ogni volta che la percorro prego perfino in arabo per sperare di non essere tirata sotto, e dagli altri lati sono tutti alberi e palazzi. Niente di ché, insomma.
Chiudo la finestra.