La battaglia della Scala
by ZannA, S&V, h3avenly
oltre 12 anni fa
Scrivi una storia alternativa per un monumento famoso e consegnala ai turisti nei paraggi.
“Cavalieri Transessuali VS Gianduiotti VS Piccioni Vegani!”
Cosa rende veritiera una storia? Generalmente non possiamo avere la certezza matematica che quello che abbiamo sentito o che abbiamo letto sia vero al 100%, a meno di avere una testimonianza storica.
Ma se anche questa si sbagliasse?
Prendiamo un noto monumento di Torino, in una delle piazze più grandi e belle del Capoluogo piemontese: Il Caval ed Brons di Piazza San Carlo.
La storia vuole che rappresenti Vittorio Emanuele II dopo la vittoria nella storica battaglia di San Quintino: la nostra (o meglio, LE nostre) storie sono invece totalmente diverse. E vi assicuriamo che sono vere, secondo la teoria degli universi paralleli!
Preparatevi ad entrare in tre mondi, dominati rispettivamente da Cavalieri Transessuali (S&V), Gianduiotti a palate (ZannAcRofT) e Piccioni Vegani (HeaVenly).
Saremo in grado di convincervi come abbiamo fatto con alcuni turisti?
Di seguito vi riportiamo i tre testi in versione integrale... così capirete quanto la testa può viaggiare e partorire cagat- storie assurde quando messa sotto pressione!
Buona visione del video e buona lettura dei testi!
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S&V: Cicciolonza da Candiolo
L'uomo rappresentato in questa statua è Alfonso Lancillando da Grugliasco.
Visse attorno al 1300 d.c., non se ne conosce la data esatta di nascita e di morte.
Fu un famoso cavaliere alla corte di Re Romualdo II da Druento.
Per lunghi anni combattè a fianco di questo illuminato Re, inizialmente contro l'esercito dello spietato Conte Tarabas da Piossasco che si dilettava ad infliggere crudeli torture ai propri nemici (fra le più famose da lui inventate, ricordiamo la Gigidalessite, che consisteva nel sottoporre gli sventurati a lunghe sessioni di ascolto delle musiche di un noto menestrello dell'epoca, e la ancora più efferata Fagiolazza, che prevedeva di rinchiudere il prigioniero in una stanza senza finestre, in presenza di dieci uomini che avevano mangiato una pignatta di fagioli alla messicana).
Fortunatamente, nel 1327 il Conte venne infine sconfitto e incarcerato.
Ma un nuovo avversario era all'orizzonte: il Barone Ronzinante.
Il Barone, noto per la sua magrezza e il suo viso simile a quello di un cavallo, attaccò il regno di Re Romualdo II da Druento nel 1329.
La guerra si protrasse per 8 lunghi anni, finchè il barone venne sconfitto grazie ad un'astuzia di Alfonso Lancillando.
Il nostro cavaliere, grazie a un sapiente travestimento, assunse le sembianze di una cortigiana dalla dubbia morale: Cicciolonza da Candiolo.
I lunghi capelli biondi, le rosse labbra e le famose qualità morali di Cicciolonza, fecero abbassare la guardia all'ingenuo Barone che invitò nel suo castello Alfonso (in questo caso sarebbe più giusto chiamarlo Alfonsonzo). In seguito ad una notte di passione, nonostante qualche sospetto che gli era sorto, Ronzinante chiese Alfonsonzo in moglie.
Durante i festeggiamenti per il fidanzamento, tutti gli uomini fecero eccessivo uso di alcol e caddero addormentati prima dell'alba.
Fu a quel punto con Alfonsonzo abbassò il ponte levatoio e permise l'accesso all'esercito di Re Romualdo II.
I nemici, presi alla sprovvista, vennero sconfitti e il Barone Ronzinante perì durante la battaglia.
Alfonsonzo Lancillando, tornato Alfonso, ricevette onori e gloria, ma decise inaspettatamente di partire.
Da qui la sua storia diventa un mistero.
Leggende si rincorrono su quelli che sono stati i suoi ultimi anni di vita.
Ma qualcuno giura di aver visto, in alcune locande della bassa bresciana, una donna dai lunghi capelli biondi, le labbra rossa, le dubbie qualità morali, che diceva di chiamarsi Alfonsonzo.
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ZannAcRofT: La VERA Storia del Cavaliere di Gianduja
Si narra che nel lontano 1874 ci fu a Torino una battaglia tra civili, per un motivo che molti reputeranno in seguito insolito: il Gianduiotto!
All’epoca questo cioccolatino, famoso in tutto il mondo, era prodotto da solo due famiglie in tutta la città, e le loro ricette differivano per un solo ingrediente.
Mentre l’una cercava di mantenere la ricetta originale, l’altra tentava in tutti i modi di apporre delle varianti, che rendevano il gianduiotto di un sapore simile ma di una colorazione nettamente diversa.
La prima famiglia, i De Brunis, asserivano che per fare il vero gianduiotto ci voleva: zucchero, cacao, burro di cacao e pasta di nocciola delle langhe.
Il colore del meraviglioso dolcetto era di un marrone scuro e profondo, e il suo gusto era cremoso e deciso, indimenticabile. Dall’altra parte i Claretti si erano inventati una formula che rendeva il gianduiotto candido come neve, con un semplice additivo alla ricetta originale. Il gusto rimaneva molto simile, e la gente veniva così ingannata. Questa idea nacque quando un giorno il più furbo della famiglia Claretti, Fulvio, trovò per caso una particolare ammoniaca al Museo Egizio che veniva usata per sbiancare le bende delle mummie; aveva un odore simile alla nocciola, e però donava al dolce un colore candido e puro, che avrebbe secondo lui attirato molto di più i consumatori di cioccolato.
L’ammoniaca a lungo andare avrebbe portato dei disturbi nella popolazione e creato dipendenza. Un giorno il più intraprendente componente della famiglia De Brunis, di nome Ciacco, nominato cavaliere per vocazione e temperamento, decise di dire basta a questo scempio, che portava il gianduiotto ad essere svalutato in questo modo dall’altra famiglia.
Fu allora che preparò uno schieramento di civili cittadini che come lui erano affezionati alla ricetta originale e il 22 dicembre del 1874, poco prima di Natale, scesero in piazza pronti a lottare a suon di cioccolatini.
Anche dall’altra parte si erano organizzati, e cercarono di avvelenare gli avversari con massicce dosi di ammoniaca. Gli scontri durarono un giorno e una notte, e alla fine successe che molti dei cittadini che prima avevano supportato la famiglia Claretti, si accorsero di quanto più buono fosse in realtà l’altro dolcetto, quello della famiglia De Brunis; questo accadde perché il cavaliere Ciacco, nominato per l’occasione Cavaliere di Gianduia, si mise durante la battaglia a distribuire anche agli avversari una miriade di cioccolatini marroni e deliziosi, fatti con le più pregiate nocciole trovate in commercio.
Mentre i ribelli lottavano, lui passava sul suo cavallo, e sguainando la sua spada piena di cioccolatini li distribuiva in mezzo alla folla, sedando il desiderio di rivalsa.
La battaglia si concluse con la vittoria della ricetta tradizionale, e della famiglia De Brunis, e la famiglia Claretti fu costretta a scappare altrove. I dolci di ammoniaca furono ritirati in tempo prima della notte di Natale.
La città di Torino rese grazie al Cavaliere di Gianduia senza il quale il gianduiotto originale non sarebbe stato salvato. Per farlo eresse una statua in suo onore, fatta interamente di gianduia, nel quale viene raffigurato nell’atto di tirare fuori la spada piena di dolcetti da distribuire.
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HeaVenly: Caval ed Brons - La Verità Nascosta
Il Caval ed Brons è uno dei simboli storici di Torino e, da sempre, associato alla battaglia di San Quintino che ha visto Emanuele Filiberto vittorioso.
Da recenti ricerche negli archivi storici sono però emersi nuovi dettagli che vogliono il monumento ispirato alla vittoria del duca, ma non rilevante con la storica battaglia.
Nei primi anni dell’800 Torino ha vissuto un periodo nero, dovuto ad un’invasione di una specie non autoctona di piccioni che si nutriva di fiori e rompeva le uova delle varie specie di colombi sedimentati da anni nella città esoterica. Inizialmente si era data poca importanza al fenomeno, fino a quando non ci si e’ resi conto dell’enorme impatto ambientale che tale invasione poteva avere. Iniziando dal centro non si trovava neanche più un fiore e anche in periferia cominciavano a diradarsi.
La popolazione chiedeva una soluzione immediata, però non era così semplice: i nuovi piccioni vegan erano indistinguibili da quelli “originali” e uno sterminio di massa avrebbe portato ad uno squilibrio della fauna non indifferente.
Quando la situazione era ormai insostenibile e tutto il centro di torino era pieno di vegan-colombi arrivò la svolta: una guardia a cavallo si accorse che, al suo passaggio, i piccioni vegani scappavano mentre quelli autoctoni rimanevano abbastanza impassibili. La scoperta fece tirare un sospiro di sollievo alla popolazione e ai Savoia, che videro finalmente una luce al fondo del tunnel.
Inizialmente vennero messe in giro per il centro (il cuore pulsante dell’invasione) una ventina di guardie a cavallo, cosa che però non portò a grandi cambiamenti: i colombi vegani scappavano, ma solo per spostarsi in un altro punto senza cavalieri. Si provarono altre soluzioni, come l’aumento delle guardie in giro (che portò all’aumento della criminalità nella periferia), carri che portavano in giro statue di cavalli (che però impediva il passaggio degli altri veicoli, bloccando l’economia)… insomma, si conosceva la soluzione al problema, ma non come attuarla.
In un momento in cui Torino era sull’orlo della guerra civile ci fu la seconda rivelazione, anche questa scoperta per caso: i colombi vegani avevano dei punti di ritrovo ben definiti, in cui si raggruppavano almeno 3 grossi gruppi. Questi punti vennero chiamati “Nidi”.
Così si provò a piazzare un cavaliere a cavallo in ognuno di questi Nidi ed effettivamente il problema sembrava risolto: senza un punto di ritrovo sicuro, i vegan piccioni erano confusi e sul punto di abbandonare la città. Il problema si ripresentava quando questo spaventapasseri umano in luogo inusuale dava il cambio ad un suo collega: in questi pochi minuti i vegan colombi tornavano, per poi rifuggire. Serviva una soluzione fissa: inizialmente si pensò di imbalsamare una guardia e un cavallo, però poi si optò per una soluzione meno violenta: si costruì una statua di una guardia a cavallo da posizionare in ognuno dei Nidi di piccioni vegani.
La cosa funzionò e la nuova specie di colombi fuggì definitivamente da torino, lasciando tirare alla popolazione un sospiro di sollievo. La faccenda venne insabbiata con gli anni per evitare figuracce alla città esoterica, cosa che mise d’accordo tutti gli abitanti dell’epoca.
La prima di queste statue fu piazzata nella piazza dove si scoprì la soluzione, piazza San Carlo, e rimane tutt’ora li a vegliare, in attesa di un eventuale ritorno dei piccioni vegani.
40 Voti
110 Punti
(70 + 40 + 0)
Nodo Torino 01 - Piazza S.Carlo
Piazza San Carlo, 183, 10123 Torino, Italia
lat 45.0676673126739 long 7.68253349444274
oltre 12 anni fa
Il primo "turista" che avete fermato l'ho trovato davvero irritante: ha rischiato di rovinarvi il bel lavoro!
oltre 12 anni fa
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oltre 12 anni fa
Splendidi ragazzi. Io personalmente però scelgo Alfonsonzo. Ha un fascino misterioso tutto suo, xD
oltre 12 anni fa
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oltre 12 anni fa
Thomas, perchè povero te?
oltre 12 anni fa
oltre 12 anni fa
sarà che la storia e l'arte mi annoiano, i monumenti peggio :)
ma con voi è tutta un'altra cosa!
oltre 12 anni fa
fai pure!
:)
oltre 12 anni fa
per il resto stò ancora ridendoXD
oltre 12 anni fa
evvai che mi sono meccanizzata!
oltre 12 anni fa