Ci ho pensato. Ci ho pensato davvero tanto.
Quel che facevo da piccola non ho mai smesso di farlo, in effetti; sarà che ho comunque sedici anni, insomma. Non posso fare la parte della vissuta.

Da piccola sognavo. Sognavo e scrivevo, scrivevo davvero molto.
Scrivevo poesie, filastrocche, favole e storie.
Tenevo un diario, un agenda, disseminavo post it per casa.

Insomma, amavo scrivere.

L'amavo così tanto che aspiravo a diventare scrittrice..

Poi sono cresciuta, i sogni sono svaniti e così le favole, le poesie; le aspirazioni infantili.

Quindi.. Grazie a CCU, ho la possibilità di tornare bambina per un po'.
Solo per un po'..

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Edit:

Ho deciso di seguire il consiglio spassionato di omG II, e di ripiegare su un sogno già fatto.
Sì, perché i sogni sono come il vino: quelli che restano e invecchiano, sono i più buoni..

In realtà, non parlerò di un sogno; ma di una storia che parla di sogni.
Mettetevi comodi, prendete i vostri pop corn, preparatevi al mio ritorno fanciullesco.

Siete pronti? Si parte!

# La conta delle pecore erranti.

Alzi la mano chi, almeno una volta, per addormentarsi, ha contato le pecorelle bianche.. Visto? L’hanno fatto tutti, persino gli uomini antichi. Loro, per contare, dovettero mettersi d’impegno ed ingegnarsi visto che, ai loro tempi, la matematica non esisteva ancora: per gli uomini della preistoria fu un po’ problematico; poi provarono il sistema binario, ma contare le pecore zero ed uno, zero ed uno, zero ed uno, era scomodo. Tentarono in tanti modi di trovare un buon modo di contarle, fin quando non decisero di utilizzare il sistema decimale. Contare le pecore in quel modo era facile, e se ne potevano contare un numero infinito! Da allora, alla notte, il mondo riuscì a riposare grazie a questo metodo.
Così, nacque la matematica.
Nel corso del tempo, talmente tanti furono quelli che le contavano, che le pecorelle si perdevano qua e là una volta uscite dal loro recinto, alimentando l’ira del loro padrone. Anch’io persi le tracce di una tempo fa, e fui nell’immediato costretta a mettermi in viaggio alla sua ricerca. Il pastore, infatti, è un tipo.. Beh, poco amichevole. In pochi lo conoscono, ma lui conta le sue pecore ogni giorno, lasciandole uscire dal recinto solo quando, per assonnarsi, qualcuno decide di chiamarle. È un uomo irascibile, che si arrabbia con una facilità incredibile, ed io, per non provocarlo, quella volta, mi misi gambe in spalla per cercare la pecora smarrita nei miei soliti sogni. Il pastore avrebbe atteso il mio ritorno, e avrei fatto bene a riportargli la pecora sana e salva se non volevo pagarne le conseguenze.
La ritrovai per le vie della Londra del 1888, periodo de “l’autunno di terrore”, domandandomi anche cosa potesse farci una pecora lì. Probabilmente era un genere d’ovino molto intraprendente che mi avrebbe cacciato nei guai, però non potevo cambiare la situazione.
Andai in lungo e in largo per la città, un po’ esitante e con paura, ma che potevo fare? Da una parte c’era quel paesaggio, dall’altro il pastore che mi avrebbe rincorso e presa a bastonate! Quindi proseguii, piccola piccola, sulla mia strada, sino a notare il pelo della mia pecorella impigliato negli “attrezzi” di Jack Lo Squartatore. Certo, ci volle un po’ per convincerlo che non fossi una prostituta di quell’epoca e dopo avergli gentilmente chiesto di restituirmi il pelo della mia pecora lui.. Beh, non capì!
Corsi per tutta Londra con quel tipo alle calcagna, evitando bidoni, nascondendomi nei posti più strani, eppure lui era sempre in grado di ritrovarmi con un coltello enorme in mano e farmi riprendere a correre. Pensai che avrei dovuto ingaggiare lui per trovarmi la pecora smarrita se era tanto bravo a scovare! Mi sarei risparmiata un viaggio stralunato di sogno in sogno.
Avere quel viso tanto brutto davanti era inquietante, ma scappai comunque con forza e coraggio, fin quando non trovai la salvezza gettandomi nelle acque del Tamigi. Lo lasciai un po’ sconcertato visto che era lui, solitamente, a gettare le sue vittime nel fiume londinese, ma almeno, così, mi avrebbe lasciata perdere.
La pecora era in salvo! Finalmente avrei fatto ritorno a casa, pensai. E, invece? Il bianco del pelo era diventato un rosso sangue. Cosa avrei detto al pastore se gliel’avessi riportata in quello stato? Nessuno conta delle pecore rosse! Tantomeno pecore rosse intrise del sangue delle vittime di Jack Lo Squartatore! Parte del pelo si era staccata, e quindi avevo ancora tanto lavoro da fare. Il problema fu come riattaccare il pelo alla pecora. Dopo un po’ optai per ago e filo. Ricucii la lana della pecora con filo (di cotone), e poi, per rimediare al rosso, la infilai in lavatrice, parte che non fu molto facile.
A fine lavaggio era un ovino nuovo! Forse sbattuto per il lavaggio, ma l’importante era che la sua lana fosse divenuta bianca come prima, se non di più.
Così nacque l'ovino sbattut.. No, scusate, ho sbagliato storia.
Dicevamo..
Nel mentre, le pecore venivano contate da tante persone in ogni parte del mondo. Andavano dall’Italia alla Francia, dalla Russia agli Usa, e così via. Le pecore erranti erano richieste ovunque e da chiunque, mamme, papà, figli o figlie, ma anche da single in carriera, o da gente semplice che aveva bisogno di riposare. Quelle furbe pecore, certe volte, saltavano a due il recinto, rendendo difficile la conta, e scappavano ancora, rendendo sempre più nervoso il pastore, geloso del suo gregge. Almeno, come consolazione, ebbe il ritorno di una sua pecora dispersa, quella che avevo tanto cercato. Trovò il modo di non far saltare le altre a due mettendo un porticato al di sopra del recinto, e anche loro trovarono un loro metodo: da allora, infatti, le pecore non passarono più da sopra il recinto, bensì sotto.