La maschera.
Per chi fa teatro, può essere uno strumento che si odia o si ama.
Per me vale il secondo caso: ci ho lavorato un bel po' e la adoro, mi permette di entrare fisicamente in qualcun altro, come una magia, comportandomi in modi che soprendono me per primo.
Se "entro" in una maschera, osservandola, riconoscendola, poi indossandola, si attiva una sorta di spostamento dell'anima in un corpo che non è più il mio.
So che suona come una menata esistenzialista esagerata che forse è difficile da capire se non si può vivere un percorso simile, ma ho la fortuna che per me sia così.

La prima e l'ultima foto le ho fatte apposta per la missione, le altre sono una manciata di lavori con la maschera di cui sono particolarmente felice e che ho pensato di aggiungere per arricchire il tutto.

Foto 1 - La maschera neutra.
Ovvero lo strumento in grado di annullare l'espressività facciale dell'attore, per evidenziarne il corpo e ogni singola movenza.
Noi esseri umani siamo abituati inconsciamente a rivolgere l'attenzione prevalentemente al volto, in grado di comunicare così tanto; una volta trasformato il volto in un foglio bianco però, ci si può rendere conto di quanto possa trasmettere anche tutto il resto del corpo...

Foto 2 - Il falcone.
A una rievocazione medioevale durante una sagra paesana, mi sono ritrovato a fare il falco (accompagnato da un mio socio falconiere), svolazzando tra il pubblico per strappare qualche sorriso e spaventare i bambini e le signore disgustate.
Tra l'altro quell'estate ero stato operato agli occhi (intervento al laser per la miopia) per cui dovevo girare tutto il giorno con gli occhiali da sole perchè non mi arrivasse la luce in modo diretto; quindi per fare il falco li dovetti tenere sotto la maschera, combinazione che mi creava un caldo e un'impossibilità di respirare che mi dà ancora angoscia al sol pensiero.
In compenso però ricordo con particolare piacere che il giorno dopo, passeggiando per il paesino, un paio di bambini riconoscendomi mi indicavano esclamando "Ehi, guarda! C'è l'uccellone!", soprannome di cui mi bullo ancora con la popolazione femminile.

Foto 3 - Maschera Floez.
Questa foto è il ricordo dello stage teatrale più bello che io abbia mai fatto, con la Familie Floez (a mio parere, la migliore compagnia del mondo nell'utilizzo delle maschere): una quindicina di persone isolate dal mondo, in un agriturismo sulle colline toscane, a sperimentare tutte le potenzialità delle maschere immergendosi nei propri alter-ego anche per intere ore, passeggiando tra le viti e i cuccioli di cinghiale.
Le loro maschere, che si producono da soli, come potete vedere sono particolari e sono caratterizzate da volti buffi con espressioni particolari, non così definite come possono essere quelle della commedia dell'arte.
Se non li avete mai visti, provate ad accalappiarli quelle poche date all'anno che fanno in Italia.

Foto 4 - Il grande combattente kung fu.
Altra branca della mia vita teatrale è l'improvvisazione. Non c'entra molto ma questa foto in cui entro in sala passando in mezzo al pubblico (con una maschera che voleva essere una brutta copia delle maschere kabuki) mi piace molto.

Foto 5 - Questa foto rappresenta il mio presente teatrale, ovvero il musical.
In realtà è un genere in cui la maschera è usata in pochi casi, ma la locandina appesa nei corridoi della mia accademia è il soggetto più adatto per la missione "L'espressione di Phantom", dato che è in compagnia del Phantom of the Opera :)