Nel mio caso il termine è strettamente correlato alla capacità, non indotta da droghe, di viaggiare attraverso i meandri più sperduti della mia mente.

Sognare durante la notte, infatti, per quanto piacevole e assolutamente raro per me in questa fase della mia vita, non è l'esempio giusto. Mi riferisco piuttosto al "sognare con gli occhi aperti", l'abilità che noi "grandicelli" perdiamo ogni giorno che passa e NON DOVREMMO! Una caratteristica per cui, durante la nostra infanzia, eravamo sempre spensierati e allegri.

Come detto in una mia precedente esecuzione, soffro della "sindrome di eterno pargolo" e mi avvalgo quindi del lusso di fare ancora qualche trip. E' diventato quasi un hobby perchè, per vostra IMMENSA sfortuna, ho il vizio di compilare sul PC le boiate che mi passano per la testa. Ecco, dunque, cosa succede quando Dave torna a casa da una pallosissima lezione di filosofia. Buona lettura.

Ps: seguire le istruzioni alla fine del racconto! u_u

Pillole sci-fi;

Tornando a casa ebbi un lampo di genio, o così mi piaceva definirlo.
Pensavo ai viaggi nel tempo e mi chiedevo come fosse possibile invertire o convertire in positivo l' energia per migliaia di volte fino a curvare quello che, parlando sempre da ignorante in materia, alcuni scienziati individuano probabilmente nell' aspetto "fisico" del tempo.
Nel particolare mi ero soffermato su alcune simpatiche comparazioni con le automobili. Il processo che avvia un viaggio temporale dovrebbe essere infatti come l' inserimento della retromarcia durante un corso a velocità stabile settato su una marcia già in "positivo". Dove naturalmente la strada è la dimensione temporale di nostra percezione. Ma cosa succede se inseriamo la retro mentre la macchina va, sempre ipoteticamente parlando, a una velocità indicativa di 100 k/h? Semplice, si rompe il cambio e probabilmente anche la macchina.
Quindi se fossimo in possesso di un'energia tale da raggiungere una velocità di "curvatura" del tempo, molto probabilmente non avremmo a disposizione un materiale tale da resistergli.
Allora trovavo necessario aggiungere altri dettagli da affiancare alla mia escursione immaginaria. Forse non si dovrebbe parlare di materiali per proteggere una cosìddetta navetta ma di uno scudo magnetico di contraria polarizzazione all' energia che genera il passaggio attraverso il tempo.
Nello specifico ricordavo alcune utili caratteristiche dei diamanti, del modo in cui si formano grazie a delle particolari condizioni magnetiche dell' entroterra.
Però, in poco più di cinque minuti, avevo realizzato che non solo stavo parlando di viaggi nel tempo ma di quello che fantascientificamente parlando viene definito "salto nell' iperspazio".
Naturalmente sarebbe impossibile pensare di poter andare indietro o avanti nel tempo rimanendo fermi nello stesso posto. La posizione degli astri, infatti, è in continua mutazione a causa dell' effetto dispersivo di entropia dell' universo. Il rischio è quello di ritrovarsi nello spazio anzichè nel punto da cui ci si è "trasportati".
Da qui presumevo quindi che l' unico modo per consentire un viaggio nel tempo fosse quello di darvi luogo esclusivamente nelle zone vuote dello spazio. Posti calcolati al fine che il tempo compreso tra la data di origine e quella di destinazione non comprendano cambiamenti di carattere astronomico (interazione con oggetti celesti pericolosi) nei pressi prettamente "geografici" dei due punti.
A questo punto mi rendevo comunque conto che per poter interagire col passato o col futuro del nostro pianeta c'era ovviamente bisogno di settare ben due rotte. Un' andata, necessaria per distanziare geograficamente la Terra e quindi trovare un punto morto (ammesso che ce ne sia uno abbastanza vicino al sistema solare da cui partire) più o meno distante da consentire alla macchina del tempo di fare la seconda rotta e cioè quella di ritorno per la data temporale voluta.
Nonostante le mie creative considerazione sull' ipotetica possibilità di viaggiare nel tempo, trovavo però giusto confrontarmi con la teoria della relatività. Se vera, e molto probabilmente lo è, viaggiare attraverso lo spazio-tempo dell' universo sarebbe comunque inutile per fini "antropologici". Ammesso infatti che esistano civiltà simili alla nostra, raggiungere in un sistema solare che, per assurdo, è sicuramente abitato e dista solo 50 anni luce, cosa ci dice che il momento in cui lo visitiamo è quello in cui gli extraterrestri si sono già sviluppati? Quante possibilità ci sono di trovare eventuali entità intelligenti nella galassia? E' una domanda lecita...ma ai vari calcoli statistici sulle probabilità astronomiche, chimiche e biologiche va aggiunto sicuramente la problematica temporale. Una qualsiasi specie vivente infatti non vive a lungo se confrontata con la longevità di un pianeta.
Tutto ciò, in qualche modo, mi consola. Perchè forse, se gli alieni esistono, non ci hanno ancora visto diventare quelle bestie che attualmente siamo...perchè lo siamo! E senza margine statistico di errore.

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